Storia di liberi professionisti spiaggiati ed elenchi di robe, pregni.

26 Giugno 2011
Condividi su

Gira che ti rigira, la Lory mi chiama e mi fa “ ‘scolta, io vado al mare giovedì. Vieni anche tu che ne abbisogni”.

Penso sia il caso di concedermi una pausa visto che è  dal 26 agosto dell’anno scorso che non faccio altro che non fermarmi. Perché sì, sono una workaholic ma no, non lo sono per piacere masochistico o per qualche altra ragione strana legata alla mia infanzia ma perché, in quanto contemporanea che vive il suo tempo (sfigato poco meno del Medioevo solo perché da noi possiamo farci ‘na doccia con estrema facilità ma, per quanto riguarda qualunque altra cosa tipo l’arte, 1-0 per il Medioevo) sono costretta a esserlo.

Come  tutti i protagonisti del nostro tempo chiamati LIBERI PROFESSIONISTI, si lavora fino a tardi, si risponde a posta elettronica assurda con assurdissime richieste anche dopo gli orari canonici, si dimenticano i fine settimana,  si mangia quando si ha tempo, si dice spesso di no a bicchierate, grigliate, cene, aperitivi, ritrovi tra amici (spesso, quelli a cui non si partecipa, vengono definiti, da chi invece c’è stato, come “il miglior ritrovo tra amici degli ultimi dieci anni”).

Insomma, come dice il Cesare (mio papà, non l’Imperatore): “‘zzo vuoi? Questa vita te la sei scelta quindi àndale”.

Che spesso mi sento dire: “Macchecculo che puoi fare quello che vuoi, tu, LIBERA PROFESSIONISTA.” E tu, LIBERA PROFESSIONISTA, pensi “Ma di cosa starà parlando? Faccio 10 giorni di vacanza all’anno a cavallo con ferragosto IO. Se tutto va bene, PURE.”

Insomma, che brivido “fare quello che vuoi” per davvero ed andare al mare di giovedì.

Risultato: alle ore 16, di un giovedì uggioso di fine giugno, spiaggiate come orche alla deriva nella posizione del quattro di bastoni (Valentina Sansoni Ipse Dixit, ndr); che se la provi capisci bene che diventa anche la tua, di posizione preferita.

L’unica preoccupazione è ricordarsi che alle 17, il tipo infondo, all’angolo, sforna le frittelle dolci.

Ma ad un tratto, succede quella roba meravigliosa che mi capita solo quando sono spiaggiata come un’orca alla deriva ovvero: L’ELENCO DI ROBE.

L’ELENCO DI ROBE sono pensieri che si intervallano al nulla cosmico al quale ti sei scientemente abbandonata.

Io, workaholic per scelta e non per necessità, appena stacco la spina la stacco per davvero. Cioè, quando non lavoro non sento l’irrefrenabile pulsione di parlare di lavoro, di pensare al lavoro, di  progettare il lavoro. Anzi, stacco talmente bene che se mi chiedi di cosa mi occupo non me lo ricordo già alle 16.30 di un giovedì uggioso di fine giugno, mentre sono spiaggiata come un’ orca alla deriva.

Prima lo sfogo di chiacchiere con la Lory, che è tanto che non ci si vede con calma.

Poi l’ ELENCO DI ROBE arriva alla chitichella, piano piano, perché mica nascono come elenchi! Lo diventano dopo, quando c’è un po’ di roba, per l’appunto.

Inizialmente sono solo piccole nozioni random che arrivano al mio cervello a favore d’insolazione, come lievi scariche elettriche. Sono i residui da post “stacco della spina” che poi io metto in ordine.

Dice il Sabatini Coletti, dizionario della lingua italiana: elenco [e-lèn-co] s.m. (pl. -chi)

• Catalogo, lista di cose o persone registrate secondo un determinato ordine.

Di conseguenza ho deciso di cominciare a registrarle, ‘ste scosse elettriche,  in modo da non perderle. Perché il pregio delle scosse elettriche post “stacco della spina” è che sono molto sintetiche e, nel contempo, pregne di contenuti. L’ideale per una, come me, che ha fondato la sua vita sull’essere prolissa e vuota di contenuti.

 

Io e Lory vogliamo ringraziare:

HOTEL VILLA MANUELINA, sorrisi, cortesia ed ampio parcheggio.

PANIFICIO TOSSINI, sorrisi, cortesia e focaccia di Recco.

PRO LOCO DI SORI, sorrisi, cortesia e Sagra della Trofia.

GELATERIA CENTRALE, sorrisi, cortesia e gelato pinguino.

BAGNI SILLO, sorrisi, cortesia e aperitivo offerto.