Prostituzione minorile: Floriani indagato e Mussolini processata sui social

12 Marzo 2014
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Screenshot dell’episodio 23×20, “The Spy Who Learned Me” della serie animata I Simpson. Personaggio: Nelson Muntz.

 

 

Mi ha molto colpita la vicenda che vede indagato, con l’accusa di prostituzione minorile, Mauro Floriani, ex ufficiale della Guardia di Finanza, attuale dirigente di Trenitalia nonché marito di Alessandra Mussolini.

Mi colpisce ancora di più l’ironia e il sarcasmo di matrice chiaramente cinica attorno alla suddetta vicenda e, soprattutto, attorno ad Alessandra Mussolini che, di fatto, sta vivendo una situazione che nessuna donna con un consorte vorrebbe mai vivere.

Mi colpisce sempre e comunque vedere come, più che concentrarsi sulla dilagante e allarmante presenza di ragazze, cresciute in famiglie così dette “normali”, con la convinzione che la propria sessualità sia merce di scambio atta al raggiungimento di alte sfere, agi economici e favori, le uniche cose che contino, anche più di se stesse, ecco, più che concentrarsi su questo, mi colpisce ci si concentri su parodie, battute e cattiverie con tanto di immagini ritoccate a uso e consumo dei social per sfottere e, in qualche modo, processare la Mussolini.

La Mussolini, sì, la fascista che proponeva la castrazione chimica come soluzione al reato di pedofilia, l’Onorevole Mussolini, nipote di Benito con la bocca troppo grande e con un passato da starlette tutta tettine all’aria, la Mussolini nipote di Sofia Loren ora bersaglio per frecciate a forma di dardi.

Al centro del mirino un politico, un personaggio pubblico, quindi, e per la donna che vede il suo dramma su tutte le pagine dei giornali, nessuna considerazione.

Tutti a ridere e a puntare il dito: “Ben ti sta! Così impari. È la legge del karma”.

E cosa dovrebbe imparare, sentiamo.

Una domanda affiora prepotente nella mia testa e penso a tutte quelle donne che scoprono che il consorte ha il vizietto di andare a transgender, o a prostitute, o a bambine o che, magari, i bimbi con cui si intrattiene sono i propri.

Ecco, domando: secondo te, di quelle donne che scoprono questi segreti infamanti, di queste donne che visualizzano chiaramente un problema nella natura profonda del consorte, di queste donne, quante guardavano in casa loro con attenzione? Nessuna.

Perché è facile, facilissimo dal trono di Facebook dire: “Guardasse in casa sua prima di dire che vuole far castrare i pedofili. Guardasse in casa sua che ne ha uno nel letto”.

Ecco, quel “guardasse in casa sua” è terribile perché nessuna donna riesce a farlo quando, segretamente, sa che qualcosa non torna, qualcosa non va, qualcosa è strano. Qualcosa, sì, ma cosa?

Difficilissimo dirselo con lucida coscienza tanto che, molto spesso, è la vittima/aguzzino/marito che, in un moto inconscio di disperazione e richiesta d’aiuto, fa in modo di venire scoperto, suo malgrado.

Solo allora la verità è sotto un occhio di bue spietatamente acceso e potentissimo; solo allora a quella donna non rimane che guardare ciò che quella luce accecante racconta.

Mi colpisce vedere che, ancora una volta, davanti a un fatto così grave, l’uomo anziché osservare la foresta stia cocciutamente concentrato sul dito pur di non affrontare quel muro intricato di rovi, incapaci di offrire anche la più piccola delle dolci more.

Nessun frutto di consolazione ma solo la legge del taglione, del “chi la fa l’aspetti”. E in tanti penseranno che, semplicemente, è tornato indietro a mo’ di boomerang il livore di una fascista che lo proclamava. E la sta pagando cara. E le sta bene.

Un po’ come quando viene sentenziato da una giuria popolare priva di cultura specifica che uccidere è un reato grave, che richiede come punizione la morte.

Per dire.