Chiacchierando con Becksman, l’anima blues and show delle Colonne

25 Aprile 2013
Condividi su

 

 

Aperitivo alle Colonne.

Tanti anni che non mi capitava e te lo fai con una cara amica e scegli quell’angolo superstite della Milano Imperiale, quell’angolo lì, affianco a un tizio che suona la chitarra, proprio dietro alla postazione di Becksman.

Quelle sedici colonne in marmo con capitelli corinzi che sostennero la trabeazione di un qualche edificio romano risalente al III secolo, probabilmente delle grandi terme volute dall’imperatore Massimiano, ora sono la scenografia a spettacoli di socializzazione notturna, quella poca che rimane da vivere a Milano.

Che basta andare a Roma, per sbaglio, per lavoro, in un giorno qualunque e ti ritrovi a girar locali pieni di gente fino alle 4 del mattino. Mentre a Milano, niente: dopo la mezzanotte non ci sono più in giro manco i delinquenti.

“Sarà che a Roma lavorano meno” dice qualcuno. “Sarà che c’è un sistema superiore che preferisce che ci compriamo la parabola di Sky e stiamo tappati in casa” rispondo io.

Vallo a sapere, ma intanto alle Colonne c’è Becksman (c’è anche su Facebook QUI), aka Bluesman ma per tutti è Becks, quello col frighetto da campeggio blu, appoggiato a terra, che ti smolla le birre a 3 euro e chiacchiera se hai voglia di ascoltare la sua allegria o, soprattutto, se riesci a capire cosa dice.

La Vale confessa “Io non lo seguo. Son troppo ubriaca”.

Sono un po’ brilla pure io. Un microbrillificio costato pochissimo, di quelli che ti vengono dopo poche bollicine perché sei troppo stanca e le gambe son subito pesanti. Ma il cervello, quello, stranamente, è più leggero e aperto che mai e Becksman mi sembra di capirlo.

Seguo la sua logica quando mi dice che lui vuole bene alle Colonne di San Lorenzo, che prima stava al parco di Piazza Vetra a dar le birre (prima che mettessero i cancelli per chiuderlo alla città della notte, ndr).

Dice che viene dalla Tunisia (anche se sembra brasiliano) e che ha 32 anni (anche se sembra averne 50).

Dice che lui protegge la piazza dai vetri delle bottiglie, dalla plastica dei bicchieri, che non vuole che la gente attorno si lamenti perché quella è la sua piazza di lavoro e, giustamente, ha tutto l’interesse a farla andar bene.

Dice che difende le donne da chi le importuna e la piazza dai molesti. E devo dire che le Colonne, quando c’è Becksman, son pulite in più d’un senso. Che Becksman riesce a vedere un bicchiere di plastica trasparente smollato a caso dall’indolenza appena lo fanno e magari ti sta parlando, ma, niente, sospende la frase in aria e schizza a raccoglierlo, buttarlo e compensare alla pigrizia.

Torna, riprende la frase ancora lì, che libra nell’aria e a parlare di tutta quella vita che gli ha cavato i denti, di tanti di quei viaggi da doverli raccogliere su cappelli che dipinge, di molte di quelle donne che l’hanno amato o forse no, come dice lui, visto che gli volevano togliere la libertà.

E tu che lo ascolti capisci che certamente Becksman è una strana figura mitologica: un po’ gatto, un po’ volpe e un po’ Pinocchio quando parla di vigili che se la prendono con lui, che vende birre e vie di fuga in nero.

E gli chiedo: “Se la prendono con te e tu cosa gli dici?”

E Becksman dice: “Non gli dico niente perché il mare non può aver paura di una barca”.

Il ragazzo italiano, ventisettenne, che suona la chitarra di fianco a noi modula le note attorno alle nostre parole. Sceglie un repertorio di mazurke francesi e quando gli domando perché viene a suonare alle Colonne mi risponde che, infondo, non ha molto senso studiare musica chiuso in una stanza, da solo, quando c’è tanta gente in una piazza che non ne sente. Penso che non fa una piega il suo discorso.

Dice anche che ha appena perso il lavoro come assistente sociale e che forse quella non è la sua strada anche se, ancora, non ne conosce altre. Penso che anche questo non fa una piega come discorso.

Ogni risposta del musicista di mazurke francesi fatte con la chitarra, ha la voce calma e lo sguardo sereno, come quello di chi vive il presente e se lo fa bastare, come quello di chi sa che vivere ai margini di un sistema che irretisce è vivere nel luogo migliore, come chi non ha nulla da perdere ma solo da guadagnare. Esattamente come Becksman.